La denuncia del Spp: “Nelle carceri, incontri di pugilato con scommesse controllate dai clan”
“Nelle carceri si verificano veri e propri incontri di pugilato sui quali si realizzano scommesse di denaro”. È quanto denuncia il segretario generale del Spp, Aldo Di Giacomo, parlando di match “negli istituti penitenziari di Roma e Agrigento. Un fenomeno in crescita, alimentato da scommesse controllate dai clan della criminalità organizzata”.
“Gli incontri pugilistici, preceduti da vere e proprie lezioni di box e allenamenti agonistici contrabbandati per attività sociale, sono la riprova che nel carcere l’illegalità non ha più limiti. Ci mancano solo i night club e la prostituzione”, aggiunge Di Giacomo.
“In questo grande ring che è diventato oggi il carcere – aggiunge il sindacalista – agli agenti penitenziari non può essere scaricato il compito scomodo, che lo Stato non vuole assumere, di fare da arbitri perché, come è già accaduto in molti casi, i poliziotti che cercano di dividere detenuti e clan in rissa finiscono in ospedale a causa di violenti pugni in faccia”.
“Da una parte, si continua a sottovalutare che le carceri sono state trasformate in ‘piazze’ di spaccio e di affari, al pari (se non peggio) delle più note piazze di Napoli, Milano, Roma, Palermo e, quindi, occasioni di risse e violenze tra clan. Dall’altra, il mancato controllo dello Stato ha prodotto un punto di non ritorno”, continua il segretario generale del Spp, parlando di “una doppia ‘beffa’ per la giustizia e la sicurezza dei cittadini, in quanto mesi se non anni di indagini di magistrati e forze dell’ordine conclusi con l’arresto di criminali, sono completamente vanificati da comportamenti degli stessi che continuano a comandare dalla cella”.
“Temiamo fortemente che in questa situazione senza controllo tra rivolte, aggressioni e tentativi di fuga tra il personale penitenziario ci possa scappare il morto”, avverte Di Giacomo.
La valutazione finale è senza sconti: “Il sistema penitenziario italiano è diventato peggiore di quelli di Paesi sudamericani e africani”.
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