Il pugilato è da sempre uno degli sport più popolari in Italia. Il 1° settembre 1960 il rematch per il titolo mondiale tra Duilio Loi e il portoricano Carlo Ortiz – dopo che il triestino aveva perso negli Usa conquistando però il pubblico americano col suo talento – si tiene allo stadio San Siro sotto gli occhi di 60.000 spettatori paganti e qualche altro migliaio di straforo che vivono la notte magica in cui Loi conquistò la corona mondiale. In quegli anni il pugilato è sport di massa, tutti lo seguono, molti lo praticano nei seminterrati umidi e nelle palestre nude e ossute che si vedono in Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti. L'Italia sgobba e suda nelle palestre in cerca di mobilità sociale, di riscatto dalle povertà della guerra o semplicemente per l'adesione al costume e al vivere del tempo. Il regista Francesco Maselli scandaglia una palestra nel cuore popolare della Roma dell'epoca, il rione Monti, per trarvi il cortometraggio Campioni per due ore agli esordi del colore. E già nel '51 Valerio Zurlini aveva messo a fuoco quella febbre postbellica col suo corto Pugilatori. Un movimento che farà crescere i tanti campioni del pugilato italiano. Impossibile fare una selezione, ma considerando popolarità, fama, simboli, successi e titoli si può quantomeno tentare di dare vita a una lista.

Ecco chi sono i 10 pugili italiani più forti di tutti i tempi 

Primo Carnera

Una parata di stelle non può che essere aperta da Primo Carnera, primo italiano campione del mondo dei pesi massimi: conquistò il titolo il 29 giugno 1933 al Madison Square Garden di New York vincendo contro Jack Sharkey. Nato a Sequals in Friuli e cresciuto in condizioni di povertà, emigra in Francia per lavoro, poi vola negli Stati Uniti dove grazie alla boxe diventa un mito. È ricordato ancora oggi come il Gigante buono o Colosso dai piedi d’argilla per ritrarre un uomo generoso e leale, alto 2,05 metri per 120 chilogrammi, una forza della natura che però aveva le sue debilità pugilistiche: lo scrittore Paul Gallico (da un suo racconto Hollywood produsse L’avventura del Poseidon con Gene Hackman ed Ernest Borgnine, un Oscar alla musica e diverse nomination, il primo film del filone catastrofico) nel suo racconto Pity the Poor Giant lo descrive come «un cavaliere medievale che nel Trecento avrebbe vinto guerre gloriose a colpi di mazza protetto da elmo e armatura», mentre sul quadrato era esposto come gigante dalla mascella di cristallo. Mantenne il titolo fino al 1934, quando perse l’incontro con Max Baer. Ritiratosi nel 1938, si dislocò negli Stati Uniti dove intraprese la carriera di wrestler e attore.

Leone Jacovacci

Un campione italiano del quale solo recentemente sono state riportate alla luce le gesta – grazie al docufilm Il pugile del Duce di Tony Saccucci – è Leone Jacovacci. Il 24 giugno 1928 sfidò all'allora stadio Nazionale di Roma (poi Flaminio) il campione in carica italiano ed europeo Mario Bosisio, laureandosi campione d'Europa davanti a 40.000 spettatori. Dopodiché finì nell'oblio: nato nel 1902 in Congo da padre italiano e madre di etnia babuendi fu cresciuto in Tuscia, nel Viterbese, dai nonni per imbarcarsi giovanissimo sulle navi e formarsi pugilisticamente a Londra. Dopo l'esordio sul ring nel 1920, inanellò una serie di vittorie nel Regno Unito e in Francia. In Europa non aveva rivali, ma era una sorta di sans papier ante-litteram: tornando in Italia il pugile mulatto dovette faticare per il riconoscimento della nazionalità italiana con la quale vinse il titolo dei pesi medi. La sua oscura vicenda (si è spento nel 1983 a Milano, dove aveva trovato impiego come portiere di un condominio) è stata recuperata dal libro Nero di Roma. Storia di Leone Jacovacci, l’invincibile mulatto italico di Mauro Valeri e dal documentario di Saccucci, professore del liceo classico Mamiani di Roma.

Tiberio Mitri

Tiberio Mitri, nato a Trieste nel 1926, ha conquistato due volte il titolo europeo dei pesi medi e ha sfidato per il titolo mondiale l'italo-americano Jake LaMotta, uno dei più forti pesi medi di tutti i tempi immortalato in Toro scatenato di Martin Scorsese. 

Tiberio Mitri vs Jake LaMotta

New York Daily News Archive

In gioventù vive il dramma della povertà e della guerra, finita la quale è assiduo in palestra. Diventa presto professionista, debutta nel 1946 e nel '49 conquista il titolo europeo battendo a Bruxelles il belga Cyriel Delannoit. Quindi la grande avventura oltreoceano. Il 12 luglio 1950, giorno del suo 24° compleanno, Mitri sale sul ring del Madison Square Garden di New York per contendere la corona mondiale al Toro del Bronx, del quale diverrà poi anche amico. Perde ai punti, ma compie un'impresa sul suolo americano. Nel 1951 si trasferisce a Roma con la moglie Fulvia Franco, miss Italia 1948. Roma diventa la sua seconda città e all'esaltante carriera pugilistica affianca quella cinematografica.

Mario D'Agata

Mario D'Agata, detto Il piccolo Marciano, é stato il secondo pugile italiano di sempre a conquistare un titolo mondiale dopo Primo Carnera. Nato ad Arezzo nel 1926, non udente, ebbe qualche problema ad ottenere le licenze di combattere a causa del deficit uditivo. Il 29 giugno 1956 sul ring dello stadio Olimpico di Roma l'aretino conquistò la cintura mondiale dei pesi gallo a spese del francese Robert Cohen per kot alla settima ripresa di fronte a una folla di ben 38.000 spettatori.

Duilio Loi

Era nato a Trieste come Mitri anche Duilio Loi, classe 1929 da madre triestina e padre sardo, che fu campione italiano ('51-'54) e d'Europa ('54-'59) dei pesi leggeri e campione del mondo welter ('59-'63) e superleggeri ('60-'63). Nel dicembre 2015, una targa dedicata a Duilio Loi è stata inserita nel percorso Walk of Fame dello sport tricolore inaugurato nel maggio precedente al parco olimpico del Foro Italico a Roma e riservato agli sportivi italiani che si sono distinti per i risultati ottenuti in campo internazionale. Parlare di leggenda non è retorica nel caso del pugile spentosi nel 2008 in una clinica in provincia di Treviso. 

Duilio Loi vs Carlos Ortiz

Keystone

Gli americani gli avevano reso il massimo onore il 4 gennaio del 2005 includendolo nella Hall of Fame della boxe di Canastota, ovvero in quell’olimpo dello sport dove non è facile entrare senza il biglietto di presentazione a stelle e strisce. Nel corso della sua formidabile avventura sul ring, il bagaglio tecnico sembrò accrescersi man mano che avanzava infaticabile nella carriera professionistica che tra il ‘49 e il ‘62 lo vide disputare ben 126 incontri con 115 vittorie, 8 pareggi e 3 sole sconfitte (ai punti, tutte riscattate).  

Sandro Lopopolo

Sandro Lopopolo, milanese classe ‘39, è stato campione del mondo di pesi superleggeri e medaglia d’argento alle Olimpiadi di Roma del 1960. Lopopolo, cresciuto nel quartiere di Quarto Oggiaro, come tutti i giovani che si avvicinano al mondo della boxe in quegli anni ha per modelli di riferimento i due grandi connazionali Tiberio Mitri e Duilio Loi. Raccontò in seguito che spesso, durante gli allenamenti al centro sportivo Vigorelli, scoperto facendo una consegna quando lavorava come fattorino, si sforzava di imitare lo stile dei suoi idoli. Ai Giochi, nei pesi leggeri, categoria fino ai 60 kg, era stato sconfitto in finale dal polacco Kazimierz Pazdzior. Nel '61 divenne professionista nella categoria superleggeri, vincendo il titolo italiano nel ’63 e nel '65. Il 29 aprile 1966 al Palazzo dello Sport di Roma il pugile milanese sconfisse ai punti il venezuelano Carlos Hernandez, campione del mondo in carica, ottenendo il più prestigioso successo della carrierra con la conquista delle cinture Wba e Wbc dei superleggeri. Sandro firmò il suo capolavoro: per 15 riprese stette di fronte al rivale mandandolo a vuoto e rientrando sistematicamente coi suoi colpi, rischiando e picchiando come mai aveva fatto prima. Dopo la carriera fondò il sindacato dei pugili al fine di tutelare gli atleti professionisti. Insignito del riconoscimento di Cavaliere dello sport, Lopopolo si è spento nel 2014.

Bruno Arcari

Bruno Arcari, nato nel 1942 ad Atina (in provincia di Frosinone), é stato campione europeo e mondiale Wbc dei pesi superleggeri. Il 7 maggio 1968 incontrò a Vienna, di fronte a 15.000 spettatori avversi, l'idolo locale Johann Orsolics, strappandogli la cintura europea con una vittoria per k.o. tecnico. Il  31 gennaio 1970 gli fu data la possibilità di combattere per il titolo mondiale contro il campione in carica, il filippino Pedro Adigue. Arcari si aggiudicò ai punti un match durissimo conquistando il titolo che difese 9 volte in quattro anni. Memorabile il match contro il brasiliano João Henrique che lo sconfisse a Roma nel marzo '71, una delle sole due sconfitte di Arcari che vanta un ruolino di 70 vittorie (38 k.o.)-2-1. ll 10 giugno successivo, Arcari compì il suo capolavoro nella rivincita contro João Henrique sul ring amico di Genova riuscendo a riprendersi la cintura grazie al k.o. inflitto al brasiliano con una combinazione micidiale. Nel maggio 2015 una targa a lui dedicata é stata posta nella Walk of Fame dello sport italiano del Coni a Roma. 

Nino Benvenuti

Nino Benvenuti, all'anagrafe Giovanni Benvenuti (Isola d'Istria, 26 aprile 1938), oggi  commentatore sportivo, giornalista e scrittore, é l'unico pugile italiano, assieme a Duilio Loi, riconosciuto, nel 1999, tra i grandi di tutti i tempi nella International Boxing Hall of Fame. È consacrato anche nella National Italian-American Sport Hall of Fame, dove figurano campioni leggendari quali Rocky Marciano e Joe Di Maggio. Campione olimpico dei pesi welter a Roma ‘60, campione mondiale dei pesi superwelter tra il 1965 e il 1966, campione europeo dei pesi medi tra il ’65 e il ‘67, campione mondiale dei pesi medi tra il ’67 e il '70, Benvenuti nel 1968 è stato insignito del prestigioso premio di Fighter of the Year, unico italiano ad aver conseguito tale riconoscimento. Il primo match della trilogia contro Emile Griffith è stato nominato Fight of the Year del 1967, premio attribuito tre anni dopo anche al match da lui perso contro l'argentino Carlos Monzón. Benvenuti è stato l'unico pugile italiano ad aver detenuto il titolo mondiale unanimemente riconosciuto di due categorie di peso (medi e superwelter). Inizia alla fine degli anni Cinquanta. Dopo la vittoria olimpica è in ascesa, tanto da entrare nella traiettoria del grande avversario italiano dell'epoca, Alessandro Mazzinghi, un altro grandissimo della boxe nazionale. Il 7 settembre 1963, Sandro Mazzinghi aveva conquistato il titolo mondiale dei pesi medi junior battendo lo statunitense Ralph Dupas, confermandosi poi nella rivincita. In quell'anno viene nominato Cavaliere della Repubblica. 

Sandro Mazzinghi

Mazzinghi, nato a Pontedera nel '38 e scomparso nel 2020, è stato campione del mondo dei superwelter ('63-'65 e ‘68-’69) e campione europeo ('66-'68). Pugile potente, arrembante, un record di 64 vittorie (42 per k.o.)-3, piace al popolo che lo venera (per il match, vinto, col coreano Ki-Soo Kim del maggio 1968 a San Siro accorrono in 60.000). Fin dalla vigilia dei Giochi di Roma, e nei primi anni Sessanta, prende forma la rivalità Benvenuti-Mazzinghi. Il combattimento tra i due è fissato per il 18 giugno 1965 allo stadio di San Siro a Milano ed è Benvenuti a vincerlo mettendo al tappeto il rivale e conquistando il titolo mondiale dei medi junior.  Il rematch si tiene al Palazzo dello Sport di Roma nel dicembre '65. Gli spettatori sono 15.000, tante anche le star dello spettacolo e della tv a bordo ring. Prevale Benvenuti ai punti dopo un incontro durissimo. Dopo la traiettoria in Europa, il 17 aprile 1967 arriva la notte dell'incontro di Benvenuti con l'americano Griffith per il titolo, quando prende forma una delle storie più esaltanti dello sport. Stante il fuso, la Rai, per preservare il sonno degli italiani che devono andare al lavoro, non trasmette il match alla televisione, ma opta per la radiocronaca: è stato calcolato che furono fra i 16 e i 18 milioni gli ascoltatori che seguirono in diretta il combattimento, un record di ascolto raggiunto solamente da Italia-Germania 4-3 di Messico '70. Il match è avvincente, vince Benvenuti e conquista  le cinture Wbc e Wba, primo italiano a diventare campione del mondo dei pesi medi. A Milano al rientro il campione viene bloccato in Corso Sempione e a Trieste riceve l'omaggio della sua città di adozione. Il rematch é vinto da Griffith ai punti. La terza sfida si svolge il 4 marzo 1968 al Madison Square Garden. Il favorito è nuovamente Griffith. L'incontro è combattuto fino all'ultima ripresa. Ai punti vince Benvenuti e scrive un'altro capitolo della leggenda. Dopodiché a sfidarlo è l'argentino Carlos Monzón che gli strappa il titolo nel '70 e vince il rematch. Benvenuti si ritira nel '71.

Francesco Damiani

Francesco Damiani (Bagnacavallo, 4 ottobre 1958) dopo la medaglia d'argento ai Giochi di Los Angeles 1984 diventò campione del mondo dei pesi massimi versione Wbo detenendo la cintura dal 6 maggio 1989 all'11 gennaio 1991. Dopo aver conquistato il titolo di campione europeo dei pesi massimi (quinto italiano di sempre a riuscire nell'impresa dopo Erminio Spalla, Primo Carnera, Francesco Cavicchi e Lorenzo Zanon) segue una traiettoria che potrebbe portarlo a incrociare il campionissimo della categoria dell'epoca, Mike Tyson. Il 6 maggio 1989 viene designato per contendere al sudafricano Johnny du Plooy il titolo mondiale inaugurale della Wbo. Sul ring di Siracusa batte per k.o. al terzo round il suo avversario laureandosi campione del mondo: nella massima categoria di peso non accadeva a un pugile italiano dai tempi di Primo Carnera. Fu poi prescelto nel ‘91 per affrontare Evander Holyfield per il campionato unificato dei pesi massimi, ma un infortunio alla caviglia gli impedì di salire sul ring. Si è ritirato nel 1993 con un ruolino di 30 (24)-2 (2)-1. Damiani è stato allenatore dei nazionali italiani alle Olimpiadi di Pechino e Londra dove le squadre azzurre di pugilato hanno brillato centrando diversi podi.

Gli altri italiani campioni

Negli anni, anche per effetto della fioritura delle sigle nella boxe professionistica, sono tanti i pugili italiani che hanno conquistato cinture mondiali. I grandi eventi nei palazzetti, con lo sviluppo delle televisioni e poi anche dei nuovi media, si sono diradati. Mentre è proseguita la grande tradizione del pugilato tricolore in un lungo filo d'Arianna, impossibile nominare tutti i più forti; fra loro, Patrizio Oliva (campione olimpico a Mosca '80, campione europeo Ebu nei superleggeri e welter, campione del mondo Wba superleggeri), Loris Stecca (campione del mondo supergallo Wba '84), Mauro Galvano (campione europeo e mondiale Wbc tra il '90 e il '92), Giovanni Parisi (campione mondiale Wbo leggeri dal '92 ak '93 e superleggeri dal ‘96 al ‘98) e tanti altri fino a Sambu Kalambay e al romano Giovanni De Carolis, l’ultimo italiano ad aver conquistato un titolo di campione del mondo (supermedi versione Wba nel 2016) a sette anni di distanza dall’ultimo campione, il milanese Giacobbe Fragomeni

Giovanni De Carolis vs Tyron Zeuge

Matthias Kern