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Una tragedia per Nino Benvenuti: "Stefano si è tolto la vita"

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Tragedia familiare per Nino Benvenuti. Il primogenito del campione olimpico e mondiale di pugilato, Stefano è stato trovato morto in un bosco del Carso, nei pressi di Trieste.

E' morto a 58 anni Stefano Benvenuti, il primo figlio di Nino, campione olimpico e mondiale di boxe. Secondo gli inquirenti si tratta di suicidio dopo che il suo corpo è stato trovato senza vita alcuni giorni fa in un bosco del Carso. Nel 2016 l'uomo era stato condannato al carcere per un furto di gioielli all'ex compagna ed era arrivato a scontare la metà della pena. Con l'emergenza Covid aveva ottenuto i domiciliari, ma la sofferenza non l'ha abbandonato neanche lontano dalle mura della casa circondariale del Coroneo. La sua morte ha lasciato senza parole quanti in città lo conoscevano, la famiglia, la madre Giuliana che lo adorava e il figlio minorenne.

La decisione tragica di mettere fine ai suoi giorni è dunque maturata dopo quasi due anni di carcere. Benvenuti stava scontando una pena di quattro anni per furto dei gioielli. Usciva dalla casa circondariale al mattino e vi faceva rientro la sera. La sua condotta in carcere non aveva mai destato particolari problemi. La scorsa primavera, l'emergenza Covid gli aveva consentito di ottenere gli arresti domiciliari. Il percorso non era finito, ma la luce in fondo al tunnel cominciava ad intravedersi ma probabilmente la sofferenza dettata da quel percorso penitenziario l'ha spinto a questo gesto estremo.

Il rapporto difficile col padre

Un rapporto conflittuale quello tra padre e figlio, finito anche per vie legali e che ha certamente segnato la personalità di Stefano. L'ex campione del mondo dei pesi aveva persino avviato una causa contro il suo primogenito. Prima una controversia giudiziaria per un orologio d'oro che Nino aveva ricevuto dopo la vittoria alle Olimpiadi di Roma, per qualche trofeo ormai ossidato dal fluire del tempo, per una preziosa Bibbia in cinque volumi e per un ritratto a olio: tutte cose poi finite nelle disponibilità di Stefano. Il padre pretendeva la restituzione di questi oggetti e il figlio aveva obbedito, anche se a suo dire gli erano stati regalati dallo stesso padre.

Con la restituzione di quei beni la questione sembrava chiusa e la pace, almeno sulla carta, fatta ma nel 2002 ecco un'altra querelle. L'ex pugile aveva avviato un'altra causa nei confronti del suo primogenito, questa volta per far chiarezza su un assegno da 15 milioni di lire che, nel '98 il figlio aveva incassato invece di consegnarlo o versarlo sul conto della madre Giuliana. L'assegno rappresentava un acconto sugli alimenti che Nino si era impegnato a versare all'ex moglie e ai figli più piccoli. Tutte vicissitudini che in questi anni hanno seriamente minato il rapporto tra i due prima di questo tragico gesto. Adesso la morte di Stefano è stata gestita con estrema discrezione dalla famiglia: non hanno voluto darne notizia, rispettando la sua memoria. Un silenzio, il loro, del tutto comprensibile.

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