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Boxe, l’Italia verso il 2020: grandi speranze nelle donne. E i giudici del CIO potrebbero rimescolare i valori

Per il pugilato italiano, il 2020 sarà particolarmente ricco di attese, soprattutto sul fronte che porta verso le Olimpiadi di Tokyo 2020, l’obiettivo principale di buona parte della spedizione italiana. Diverse sono le frecce all’arco del nostro Paese, in un panorama che potrebbe esprimere più d’una possibilità di medaglia. Andiamo a fare il punto della situazione.

L’Italia viene da un anno che, soprattutto al femminile, ha visto parecchi riconoscimenti importanti. In particolare, è da sottolineare il titolo europeo di Irma Testa nei 57 kg, oltre alla finale mondiale raggiunta da Angela Carini nei 64 kg, con verdetto di sconfitta contro la cinese Dou Dan. Nella categoria di peso di Testa, però, si crea una sorta di paradosso nel momento in cui di pugili forti ce ne sono due: una è la campana, l’altra è Alessia Mesiano, che nel 2016 è stata l’unica azzurra di nome diverso da quello di Simona Galassi a vincere un titolo iridato. Da Flavia Severin e Roberta Bonatti, agli estremi opposti (+81 kg e 48 kg), possono giungere particolari soddisfazioni visto il loro 2019 positivo, soprattutto in campo continentale con le relative medaglie di bronzo. Attenzione particolare va rivolta anche ad Assunta Canfora, ormai stabilmente al top nei 69 kg con l’argento agli European Games di Minsk quale punta dell’anno passato.

Al maschile, invece, c’è maggiore incertezza e, forse, un nome che più di altri appare in grado di tenere alto l’onore dell’Italia in campo internazionale, quello di Aziz Abbes Mouhiidine. Nei 91 kg è lui l’uomo sul quale riporre le speranze più ampie, stanti le difficoltà di buona parte del resto del contingente azzurro. In questo senso, un’eccezione è costituita da Salvatore Cavallaro, argento agli Europei dello scorso anno. Il grande punto di domanda resta Clemente Russo, che continua a puntare con decisione verso il Giappone, ma in calando da un paio d’anni, con alcune controprestazioni che non hanno di certo rallegrato l’ambiente azzurro.

Un capitolo a parte merita la questione dei giudici. Il CIO, infatti, a metà dell’anno passato ha deciso di togliere all’AIBA l’organizzazione del torneo olimpico, anche sotto la spinta dei gravi problemi di corruzione emersi dopo Rio 2016. In questo senso, la speranza non vale solo per l’Italia, ma per tutti i coinvolti nella rassegna a cinque cerchi, ed è quella di giudizi che meno debbano dare adito a dubbi (per usare un eufemismo).

federico.rossini@oasport.it

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Foto: FPI

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