Ultima manche da urlo, ma l’Italia del bob chiude 15esima. Fantazzini: «L’obiettivo è riprovarci a Cortina»
La storia
Il bob a quattro della nazionale italiana chiude al quindicesimo posto ai Giochi olimpici invernali di Pechino dopo la quarta e ultima manche, una chiusura con qualche rimpianto. L’equipaggio azzurro di Italia I composto dal pilota Patrick Baumgartner, dal pavese Eric Fantazzini e da Alex Verginer e Lorenzo Bilotti ha disputato una quarta manche in cui ha realizzato il quarto miglior tempo, questo ha permesso al quartetto capitanato dal direttore sportivo Maurizio Oioli di risalire in classifica. La vittoria è andata al team tedesco guidato da Francesco Friedrich, che ha vinto anche nel bob a due.
Eric Fantazzini al termine delle gare è soddisfatto a metà. «Siamo abbastanza soddisfatti, nel senso che abbiamo migliorato, chiudendo quattro posizioni avanti rispetto al risultato delle prime due manche – spiega il 24enne pavese, all’esordio nei Giochi olimpici invernali –. Abbiamo fatto passi avanti e raggiunto l’obiettivo che ci eravamo prefissati dopo la prima giornata di gare, anche perché eravamo 28 equipaggi e quindi abbiamo chiuso attorno a metà classifica. Quello che un poco ci rode, però, è che tra il primo giorno di gare e il secondo abbiamo cambiato dei materiali ed effettuato un set up al bob. I risultati si sono visti subito, perché siamo andati molto più veloci, tanto che nella quarta e ultima manche abbiamo fatto segnare il quarto miglior tempo, il che significa che avevamo le potenzialità per terminare nei primi dieci o fare ancora meglio».
Le prime Olimpiadi
Fantazzini riflette sull’esperienza olimpica: «Erano i miei primi Giochi e mi è rimasta dentro una emozione unica. Questi due giorni di gare mi hanno fatto crescere e mi fanno ben sperare per la prossimo edizione dei Giochi, che si terranno in Italia a Cortina. Farò di tutto per essere ancora sul bob della nazionale».
Il bobbista del Gruppo sportivo dei carabinieri ha poi voluto chiudere con una dedica questa prima volta ai Giochi: «In primis ai miei genitori e alla mia ragazza, Silvia, che hanno creduto in me e mi hanno spinto a partecipare a questa spedizione, che per me è stata la realizzazione di un sogno, perché tutti i ragazzi che iniziano a fare sport, nel cassetto hanno il grande sogno di gareggiare un giorno alle Olimpiadi. In particolare Silvia mi è vicina anche stando lontano, perché per allenarci siamo sempre in trasferta. E non dimentico ovviamente anche i miei allenatori, tutti, a partire da quelli del Cus Pavia sino a quelli di oggi, fino ad arrivare ai miei amici, che mi hanno sostenuto dall’Italia». —