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Biathlon, nel firmamento dell’Italia femminile brillano tante stelline oltre al “Sistema binario” Wierer – Vittozzi

Se l’Italia del biathlon femminile fosse una volta celeste, sarebbe dominata da due stelle, Lisa Vittozzi e Dorothea Wierer (citate in rigoroso ordine alfabetico, sia mai che qualcuno se ne abbia male perché una viene nominata prima dell’altra; e quel qualcuno non sarebbe certo la trentaquattrenne altoatesina, beninteso, alla quale nulla importa di imbastire pretestuose polemiche).

Un sistema binario capace di illuminare perennemente i pianeti orbitanti attorno a esso, pullulanti di forme di vita (più o meno intelligente, a seconda dei casi). D’altronde, prima una e poi l’altra, hanno creato le condizioni affinché mondi un tempo desolati siano diventati rigogliosi, catalizzando l’interesse del pubblico grazie al calore dei loro trionfi, i quali si susseguono ormai senza soluzione di continuità da quasi un decennio.

Il fatto di avere un cielo perennemente illuminato a giorno non preclude però che vi siano altri corpi celesti capaci di brillare di luce propria, seppur in maniera meno intensa. Ciò che noi conosciamo come “notte”, in fin dei conti, altro non è che l’assenza del Sole dalla volta celeste. Dopo il tramonto e prima dell’alba si ammirano tante “stelline” in ogni dove. Ovviamente, se di Soli ce ne fossero due, e le loro fasi non fossero coordinate, di “notte” ce ne sarebbe ben poca.

È quanto sta accadendo nel biathlon italiano. Wierer e Vittozzi (invertiamo l’ordine di citazione per par condicio e quieto vivere, così sono tutti contenti) splendono perpetuamente, ma non per questo vanno dimenticate tutte le loro connazionali, capaci di ottenere risultati di rilievo, inevitabilmente destinati a passare in secondo piano al cospetto dell’accecante luce prodotta dagli astri di riferimento.

Samuela Comola, Michela Carrara, Rebecca Passler, Beatrice Trabucchi e Hannah Auchentaller sono biathlete con diritto di cittadinanza in Coppa del Mondo, le quali hanno tutte in canna piazzamenti nelle prime 20 posizioni o addirittura da top-10, se dovessero allinearsi i pianeti (giusto per proseguire con le metafore astronomiche), o se dovessero alzare la proverbiale asticella.

Dietro di loro, le varie Linda Zingerle, Martina Trabucchi, Sara e Ilaria Scattolo, Astrid Plosch e Fabiana Carpella avranno modo di formarsi, in maniera tale da raggiungere il livello di chi, prima di loro, ha saputo costruirsi (e si sta ancora costruendo) nel massimo circuito. Scopriremo nelle prossime settimane quale sarà il livello di ognuna, nonché di chi, anagraficamente parlando, viene dopo di loro.

Quanti nomi sono stati fatti? Superiamo ampiamente la doppia cifra. Insomma, il biathlon italiano è vivo e rigoglioso, ricco di ragazze sotto i 25 anni la cui dimensione è ancora tutta da scoprire. Stia sereno chi si straccia le vesti pensando al dopo-Wierer o addirittura al dopo-Vittozzi. Conta “l’adesso”, non il “dopo”. “L’adesso” azzurro è un’epoca d’oro, sotto tutti i punti di vista, qualitativamente e quantitativamente.

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