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Raggino, altra impresa Guida la prima auto da rally per disabili «Non fermarsi mai»

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RIVAROLO CANAVESE

“Non fermarsi mai!” per Livio Raggino, rivarolese, classe 1959, non è solo un motto, ma una filosofia di vita che ha sempre applicato, a maggior ragione quando, 17 anni fa, gli è stata diagnosticata una siringomielia che lo ha limitato nei movimenti: «E’ una brutta compagna di viaggio – riconosce Raggino –, una sorta di ciste nel midollo che schiaccia i nervi e conseguentemente mi ha creato problemi agli arti inferiori, sia di deambulazione che di equilibrio. Per fortuna progredisce abbastanza lentamente e mi dà il tempo di prendere, man mano, i provvedimenti per evitare che abbia il sopravvento».

sport al centro

Lo sport è sempre stato una costante nella vita di Livio, sia prima che dopo la malattia: «Ho sempre corso in bicicletta e il paraciclismo è stato il mio primo impegno agonistico da disabile; un’altra grande passione che condividevo con mia moglie Emanuela era il rally: abbiamo corso assieme, io come pilota e lei al mio fianco come navigatrice, tra gli anni Ottanta e Novanta. Quando abbiamo smesso, non abbiamo abbandonato la nostra gloriosa Renault 5 Turbo, compagna di tante emozioni, con la quale Emanuela ha ancora corso qualche volta dopo che io non ho più potuto guidarla».

auto storica da record

E proprio la vettura francese è la protagonista dell’ultima impresa di Raggino: in un paio di anni, da quando è in pensione, ci si è dedicato, rimettendola in sesto, restaurandola e adattandola alle nuove esigenze: oggi è la prima auto storica da rally omologata e certificata in Italia da Asi (Automotorclun storico italiano) con guida per disabili: «Domenica scorsa è stata la mia prima uscita ufficiale partecipando al raduno di Biella, una grande emozione per la quale devo ringraziare il mio club Amsap Biella, che mi ha dato un grande supporto». Al suo fianco, come navigatore, anziché Emanuela c’era il figlio Luca, 16enne. Quello tra padre e figlio è un legame molto stretto, che si è consolidato negli anni anche grazie allo sport: «Luca fin da bambino mi ha sempre seguito, sostenuto e, quando è stato necessario, aiutato. Posso dire con assoluta certezza che senza la presenza di mia moglie e di mio figlio non sarei riuscito a fare tante delle cose che ho fatto».

ciclismo fondamentale

Nella sua esperienza paraolimpica, il ciclismo conserva un posto speciale: «La malattia mi ha costretto a smettere di pedalare, dopo alcune brutte cadute dovute alla criticità dell’equilibrio, così sono passato al famoso “triciclo” con il quale ho conquistato titoli italiani e che mi ha portato anche in Nazionale. Con la maglia azzurra ho disputato prove di Coppa del mondo e anche un Mondiale, a Greenville, negli Stati Uniti. Al paraciclismo è legata anche l’amicizia con una persona davvero speciale, Alex Zanardi: ci siamo conosciuti in occasione di un raduno e mi ha colpito per la sua spontaneità, per una generosità straordinaria. Lui ha fatto molto per il nostro mondo ed è un vero peccato che oggi sia costretto in un letto».

Il “triciclo”, col passare degli anni, è diventato faticoso, così Livio Raggino si è guardato intorno per trovare una nuova opportunità di fare sport: «Tre o quattro anni fa l’ho trovata nel sitting volley. Gioco con la squadra di Chieri e sono estremamente soddisfatto anche perché è uno sport davvero inclusivo: la partecipazione, salvo eventi come Olimpiadi e Mondiali, è libera anche a chi non ha disabilità, ma che deve comunque giocare seduto in terra. Il regolamento prevede che ogni squadra schieri in campo almeno tre disabili, gli altri componenti possono esserlo o meno. Spesso anche Luca, che gioca a volley a Ciriè, viene con noi». E Luca sarà al fianco di papà anche dopodomani, domenica 6, a Portula, nel Biellese, per partecipare alla gara di regolarità che li vedrà protagonisti a bordo della R5 Turbo: «Poi vedremo come proseguirà questa avventura: limiti non ce ne poniamo e mi piacerebbe partecipare a qualche rally storico, magari con di nuovo mia moglie a darmi le indicazioni». Oltre al lavoro, allo sport e alla famiglia, il “Non fermarsi mai” di Livio Raggino qualche mese fa ha guardato anche al mondo della politica, quando si è presentato per le elezioni comunali di Rivarolo sostenendo la candidatura di Helen Ghirmu: «La politica non è mai stata il mio contesto, ma l’entusiasmo di Helen è stato contagioso. Peccato il risultato non sia stato quello che auspicavamo, mi sarebbe piaciuto poter contribuire in prima persona per fare qualcosa per Rivarolo, anche per renderla una città più a portata di chi ha una disabilità». —

Federico Bona

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