Papaya Rules: Norris e Piastri liberi di correre, a patto che…
Cosa sono le ‘Papaya Rules’? Il termine, utilizzato per la prima volta in un team radio al Gran Premio d’Italia a Monza, stabilisce le regole di ingaggio tra i piloti McLaren per poter correre liberamente, a patto però che… Vediamole insieme.
Al Gran Premio d’Italia 2024 di Formula 1, per la prima volta nella storia del Circus, siamo venuti a conscenza delle ‘Papaya rules‘. A pronunciare questo curioso termine gli ingegneri di pista di Lando Norris e Oscar Piastri.
Le ‘Papaya rules‘, come poi ha avuto modo di spiegare Zak Brown, settano semplicemente alcune raccomandazioni per i due piloti McLaren, del tipo:
– ricordatevi che siete compagni di squadra
– datevi battaglia
– correte puliti e non toccatevi
Ma il sorpasso del pilota australiano ai danni dell’inglese al primo giro del Gp di Monza, in esterno alla curva della Roggia, rispettava le ‘Papaya rules’?
“E’ stato aggressivo, quindi ne parleremo”, ha detto il CEO McLaren, al termine della gara.
Papaya Rules, cambierà qualcosa nei prossimi Gp?
Lo vedremo dal prossimo Gran Premio, tra due settimane, in Azerbaijan a Baku. Le possibilità in “discussione” con Andrea Stella sono due.
La prima vuole mantenere le attuali regole, in modo che i due piloti possano battagliare in pista tra loro, senza però compromettere in alcun modo il risultato complessivo per il team.
La seconda invece introdurrebbe una variante molto importante che darebbe un vantaggio a Norris che, in questo momento, occupa la prima posizione in classifica, tra i due piloti McLaren.
L’episodio mi Monza, ovvero il sorpasso al primo giro, ha fatto e sta facendo molto discutere il team inglese. C’è chi sostiene fermamente che, la manovra di Piastri sia stata troppo agressiva e soprattutto sia stata poi la causa indiretta della non vittoria a Monza.
Il sorpasso infatti ha messo nelle condizioni Norris di subire il sorpasso anche di Charles Leclerc, poi vincitore della gara. Con due McLaren in prima e seconda posizioni, il pilota monegasco della Ferrari avrebbe avuto certamente una “vita” un po’ meno facile.
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