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Hamilton e Verstappen, le polemiche fanno 0 a 0. E Babbo Natale Masi ci regala un finale esplosivo

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La finale del mondiale 2021 ad Abu Dhabi, tra Lewis Hamilton e Max Verstappen, con i due contendenti a pari punti, è il miglior regalo di Natale che, seppur in anticipo, la F1 potesse farci e potesse fare a se stessa.

Uscire dal pazzo week-end di Jeddah, guardarsi indietro, 21 gare corse su 22, leggere la classifica (Verstappen 369.5 – Hamilton 369.5), spegnere la televisione, realizzare che tutto questo sta succedendo realmente.

Nessun vincitore per ora, proprio come nel 1974. Unico precedente in cui Emerson Fittipaldi e Clay Regazzoni se la giocarono all’ultima a pari punti. Eppure un vincitore c’è già, ed è proprio la F1. Polemiche infinite, nuovi format di gara e due piloti stellari alla guida di vere e proprie astronavi hanno generato un habitat perfetto per far germogliare la follia calcolata (fino ad un certo punto) di una federazione capace di trasformare una competizione sportiva in uno spettacolo di intrattenimento a 360 gradi.

Follia di correre a Jeddah. Di fatto se tutti i piloti ne sono usciti incolumi è solo grazie all’opera di qualche divinità della F1 o di qualche angelo custode.
Follia di prendere decisioni dopo le gare, dopo le qualifiche e dopo le prove libere, una vera e propria consuetudine in questa incredibile edizione del mondiale.
Follia di far recuperare i detriti sul tracciato di Jeddah dai commissari di pista, tra le macchine in regime di virtual safety car, dopo aver esposto una bandiera rossa per uno sponsor sgualcito.
Follia di rendere pubbliche le comunicazioni e le trattative da mercato del pesce tra i team e il direttore di gara Michael Masi, specialmente in un mondiale così tirato.

Ma questa follia, dopotutto, pare calcolata al dettaglio, in un mix tra incoscienza e genialità. La sensazione di impotenza e la percezione di una gestione non all’altezza della sfida tra Max e Lewis, ci portano del resto all’ultimo atto nella condizione che tutti gli amanti di questo sport auspicavano.

Al pari dei tifosi di Verstappen, quelli di Hamilton avranno da recriminare su un’imbarazzante quantità di situazioni dubbie. Ma nella confusione e lunghezza di questo mondiale, tanto esaltante quanto estenuante, non si possono più contare i torti e le ragioni alla base di tali recriminazioni.
Il Circus ha sfruttato i sorpassi in pista e in classifica tra i due contendenti al titolo per aprire di nuovo il sipario su uno spettacolo, quello della F1, in cui il lato sportivo diventa una componente, tanto fondamentale quanto strumentale, di un sistema molto più profondo e articolato.

La Formula 1 è stata capace di autoprodursi una serie tv di 22 puntate che sorpassa anche la famosa ‘Drive to Survive’ di Netflix, la cui iperbole contenuta nel titolo si incarna alla perfezione nella trama del mondiale corrente.

Il finale è tutto da scrivere. Che si decida con un contatto alla Senna-Prost o con una gara pulita, questo mondiale passerà alla storia come una delle edizioni più entusiasmanti di sempre.

Quindi, al di là di ogni polemica, ci troviamo lì dove tutti volevamo essere, a tirare il fiato ancora per un’altra settimana, prima di accendere la televisione domenica e capire che è tutto dannatamente vero. Grazie Formula 1.

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