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Mercedes, la vittoria di Hamilton in Spagna è una questione di squadra!

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Lewis Hamilton ha vinto la sua terza gara stagionale a Barcellona, portando a 14 punti il vantaggio sul diretto rivale per il titolo Max Verstappen. Oggi, Hamilton è stato bravissimo, ma la differenza lo hanno fatto i due muretti box. In particolare, si è visto il gap che corre tra un team abituato a vincere e uno che invece invece pasticcia di più. Ma andiamo con ordine.

Max super alla partenza, poi la strategia fa la differenza

Allo start del Gran Premio, Verstappen ha passato Hamilton alla prima staccata, effettuando un sorpasso bellissimo e mettendo in mostra i muscoli. A questo punto, l’inglese si è tenuto a distanza di circa un secondo, continuando a tenere sotto pressione l’olandese che comunque non ha sbagliato nulla, anzi.

Dopo il primo pit stop, la situazione non è variata, e dal muretto Mercedes hanno cominciato a pensare ad un vero e proprio piano “B”, che ha dato i frutti sperati. Al giro 42, la scuderia di Brackley ha chiamato dentro Lewis per montare gomme gialle più fresche ed andare a prendere Max, come già successo in Ungheria un paio d’anni fa.

Cosa puntualmente verificatasi a sei giri dalla fine, con l’olandese che nulla ha potuto per difendersi, avendo ormai le proprie coperture usurate. Nel post gara, Christian Horner, team principal Red Bull, ha sottolineato la superiorità degli avversari. Tutto vero, per carità, ma ciò non toglie che il suo muretto e i suoi meccanici abbiano delle responsabilità.

L’arte di vincere                              

Le vittorie, in F.1 come in qualsiasi altro sport, non arrivano per caso. Non basta un fenomeno, un solista, serve un’intera squadra che lavori nella stessa direzione. “Moneyball-L’arte di vincere” è un bellissimo film del 2011 con Brad Pitt che mostra proprio questo, cioè come il lavoro di un team unito possa sopperire alle carenze individuali.

La pellicola è ambientata nel mondo del baseball MLB, ma è facilmente traslabile nell’attualità del Circus. La Mercedes è il team perfetto; macchina, pilota e muretto lavorano costantemente in sintonia per andare a sopperire alle peraltro poche lacune di ogni settore.

La stessa cosa oggi non è successa in Red Bull, in almeno tre “episodi”. Prima di tutto, il pit di Max allungato da un problema alle gomme, non presenti al momento dello stop. Un’ingenuità imperdonabile, paragonabile a quella che fece perdere la vittoria nel 2016 a Monaco a Ricciardo. In questo caso si è trattato solo di un paio di secondi, ma che nella F.1 attuale sono fondamentali.

In secondo luogo, oggi è mancato il coraggio di provarci. “Quando Lewis è rientrato, sapevamo di aver perso la gara”, ha commentato Verstappen. E allora, persa per persa, perchè non hanno provato, gli strateghi vestiti di blu, a chiamarlo prima ai box per montare il set di gomme rosse nuove risparmiato sabato?

Una situazione già vissuta in Ungheria nel 2019, e finita esattamente allo stesso modo, e allora perchè non provarci. Mercedes oggi forse era realmente così superiore, ma se vuoi vincere contro una corazzata del genere, devi osare, altrimenti diventa complicato.

Infine, alla Red Bull mancano le prestazioni di Perez. Il messicano deve darsi una mossa; il suo apporto sarà fondamentale da qui alla fine per togliere dei punti alle Mercedes, esattamente come sta facendo la sua controparte Bottas.

Insomma, Mercedes oggi ha mostrato ancora una volta chi comanda in F.1. 14 punti non sono certo un margine rassicurante, anzi, con (speriamo) 19 gare ancora da disputare sono niente. Red Bull, però, non può continuare a sperare negli exploit di Verstappen per vincere il Mondiale; urge una risposta subito, e quale scenario migliore se non le strade di Monte Carlo?

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