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Perez nel 2013 firmò per McLaren anziché attendere un 2014 (forse) in Ferrari

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Il driver messicano Sergio Perez si è raccontato in un’intervista al podcast ufficiale della F1 “Beyond the Grid” in cui ha ripercorso le tappe fondamentali della sua carriera, dagli inizi in Messico quando la Formula 1 era solo un sogno fino ai giorni nostri. E’ emerso, tra l’altro, un curioso retroscena del periodo in Sauber, che avrebbe potuto essere il preludio al passaggio in Ferrari nel 2014.

Non è facile per un ragazzo messicano arrivare nel Circus, e la storia di Perez lo dimostra. Il passo più naturale sarebbe la Indycar: “Mi ricordo di quando guardavo da piccolo la F1 in tv e sembrava impossibile per un messicano. Nei kart ero bravo, e molti miei compatrioti erano in Indycar, che sembrava essere l’approdo più naturale. La F1 era un sogno proibito, soprattutto senza soldi e sponsor; pensavo che fosse solo per piloti europei”.

Ad aiutare la carriera di Sergio, da sempre, è Carlos Slim, uno degli uomini più ricchi del mondo e proprietario della Scuderia Telmex, nonchè grande appassionato di motorsport e amico di famiglia dei Perez. E’ stato lui, inoltre, a spingere “Checo” a continuare la carriera dopo un brutto episodio in terra natale: “Sapevo che per fare qualcosa sarei dovuto andare in Europa, il difficile era trovare i soldi. Nei kart mi ritirarono la licenza dopo un incidente; ero molto amareggiato e volevo che mio padre vendesse tutto”.

Proprio qui entrò in gioco il magnate: “Dopo poco tempo, mio padre mi disse che Carlos Slim lo aveva chiamato, volendo sapere cosa era successo. Il vincitore di quel campionato sarebbe entrato nella sua Scuderia Telmex. Senza quella chiamata molto probabilmente non avrei più corso, ma poi dissero che mi avrebbero preso in qualsiasi caso. Lui ha sempre avuto una grande fiducia in me”.

A questo punto, Sergio volò in Europa (più precisamente in Germania) a soli quattordici anni, con un biglietto di sola andata e senza sapere cosa ne sarebbe stato del proprio futuro: “Dormivo in un ristorante del mio team principal; non avevo più una vita normale, ma non mollai e continuai a lavorare per coronare il mio sogno. Non volevo tornare a casa e fare la vittima delle circostanze”.

Il primo contatto con un team di Formula Uno non fu certo dei più facili: “Era il 2008 e correvo in F3 britannica; mi contattò la Honda e incontrai Ross Brawn. Il test era in programma per il 15 dicembre a Jerez, ma il 10 venni a sapere che Honda aveva chiuso il progetto F1”. Niente male come primo approccio! Ma Perez non è mai stato uno che molla, e la grande occasione arrivò a fine 2011.“Arrivai secondo in GP2, e Slim lavorò molto per avere un contratto con Sauber, inoltre ero anche un membro della Ferrari Driver Academy. La prima volta che guidai la vettura elvetica mi ricordo che il collo mi doleva molto, ma era grandioso! Sapevo però di dover fare uno step in più per avere il mio posto nel Circus”.

E qui entrarono in gioco due top team, e il pilota di Guadalajara dovette fare una scelta che si sarebbe rivelata fondamentale per il proseguo della sua carriera: “Nel 2013 andai in McLaren; non funzionò soprattutto perchè la McLaren era allo sbando, non c’era performance e non riuscimmo mai ad andare a podio. Avevo poca esperienza, e questo non mi aiutò. Ci furono molti problemi anche di natura politica; non era il team giusto al momento giusto. Potevo scegliere se stare in Sauber ancora un anno e poi andare in Ferrari nel 2014 (ne parlai con Domenicali a Maranello), ma decisi di andare in Inghilterra perchè fino ad allora era stata una macchina vincente. Fu un errore, il mio management non fece un grande lavoro, e questo danneggiò la mia immagine, nonostante riuscii a battere il mio team mate Jenson Button alla fine nella classifica piloti”.

Perez si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa: “Non si può cambiare il passato, tutto succede per una ragione. I media, però, mi trattarono male: ovviamente, rimpiazzando Hamilton, tutti si aspettavano tanto da me; ma avevamo una macchina inconsistente e non riuscii mai adattarmici. Inoltre c’era molta pressione e un pessimo ambiente intorno a me. Quando Martin mi chiamò per comunicarmi che non mi avrebbe rinnovato il contratto non mi persi d’animo, e feci tutto il possibile per tirarmi fuori da quella situazione”.

Quali erano le possibilità che si delinearono allora?: “L’opzione era tra Force India e Catheram e scelsi la prima. Carlos fu sempre dalla mia parte, anche lui deluso dal comportamento della McLaren. Alla terza gara in Force India andai a podio, e fu l’inizio di un grande viaggio insieme al team. Abbiamo sempre cercato di cogliere le occasioni migliori, come a Montecarlo o Baku nel 2017. Conosco le mie forze e le mie debolezze: tra i lati forti c’è sicuramente la gara, ed è qualcosa che ho sempre avuto. Con l’esperienza mi è arrivato il sangue freddo che ti fa decidere cosa fare e quando farlo. Per arrivare a podio non c’è spazio per gli errori”.

Certo, tra tutti gli anni passati nella squadra di Vijay Mallia, il 2018 è stato forse il più duro: “L’anno scorso è stato molto difficile sin dall’inizio per la situazione economica; ne parlai con il mio manager Julian Jacobi, e decidemmo cosa fare. Optammo per l’amministrazione controllata per salvare i posti di lavoro, ma fu una decisione molto difficile per me. Anche Otmar Szasafauner (attuale team manager Racing Point) fece un grande lavoro”.

Oggi Perez si trova ad avere il figlio del proprietario come team mate, ma questo non influisce nel rendimento: “Nel team c’è una grande atmosfera, Lawrence Stroll è la persona più motivata e spinge molto tutti a dare il meglio. Tutti sappiamo che dobbiamo dare dei risultati e al più presto. Lance ha molto talento, ho un’ottima relazione con lui. Lavoriamo bene insieme e vogliamo avere successo qui. Mi sento parte del team come di una famiglia; al momento non siamo dove vorremmo essere ma continuiamo a lavorare insieme. Voglio essere parte di questo progetto ancora a lungo”.

“Sono molto realistico e so che molto probabilmente non sarò Campione del Mondo, perchè per esserlo devi correre in Mercedes o Ferrari, ma sono contento di quello che faccio”, così ha detto Sergio Perez in chiusura della sua intervista. Di una cosa si può essere certi: la sua storia è quella di un lottatore che non ha mai mollato, anche quando tutto sembrava essere contro di lui.

Sergio Perez Interview | Beyond the Grid | Official F1 Podcast

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