Sono trent'anni che un pilota italiano non vince un campionato mondiale rally. L'ultimo a riuscirci, nel 1989 appunto, è stato Massimo «Miki» Biasion che all'epoca aveva 31 anni. Originario di Bassano del Grappa, è stato uno dei talenti più cristallini dell'automobilismo italiano e uno dei pochissimi piloti di rally a vincere due mondiali di fila. Il successo del 1989, infatti, è arrivato dopo quello del 1988, entrambi al volante della mitica Lancia Delta Integrale. Quella di Biasion è una storia molto affascinante e qui ne raccontiamo una parte ascoltando direttamente le sue parole

«Per noi di Bassano del Grappa, il Rally era un momento sacro. Andavamo con largo anticipo per assicurarci i posti migliori e aspettavamo le auto per ore. Poi, ad un certo punto, da lontano arrivava il rombo potente dei motori. Adrenalina, attrazione, vocazione: è difficile spiegare cosa provassi in quel momento, ma in quegli anni capii quale era la mia strada: volevo diventare un pilota ufficiale della squadra Lancia, a qualunque costo». Dai sogni di un ragazzo all'impegno di un pilota c'è una bella differenza: «Il professionismo ti porta a stare in auto 330 giorni l’anno, 14 ore al giorno. Si viene a creare un rapporto con il mezzo davvero intimo».

20 NOV 1994 :  MIKI BIASION OF ITALY GETS AIRBORNE WITH HIS CAR DURING THE FIRST STAGE OF THE RAC RALLY NEAR CHATSWORTH. Mandatory Credit: Clive Mason/ALLSPORT

RAC RALLY BIASION

20 NOV 1994 : MIKI BIASION OF ITALY GETS AIRBORNE WITH HIS CAR DURING THE FIRST STAGE OF THE RAC RALLY NEAR CHATSWORTH. Mandatory Credit: Clive Mason/ALLSPORT
Clive Mason

Un rapporto che diventa un lavoro, per sviluppare e mettere a punto una vettura affidabile e vincente: «Il lavoro mio e di tutti gli ingegneri ha permesso di trasformare un’auto stradale come la Delta in una vettura da rally capace di vincere in tutti i continenti. I sei titoli mondiali consecutivi vinti dalla vettura rappresentano molto più di una conferma. La Delta è una bambina che ho cresciuto e portato alla vittoria. E per un italiano vincere con un’italiana è un privilegio. Penso che il rapporto con la propria auto sia paragonabile a una storia d’amore: va coltivato e alimentato nel tempo. Sempre, con passione».

I rally sono gare appassionanti e dure, dove a volte accadono anche degli imprevisti e si verificano situazioni del tutto impensabili, dove la competizione passa in secondo piano: «Da diciannove anni il Gruppo Fiat stava cercando di vincere il famoso East African Safari Rally senza successi. Nell’88-89 durante una ricognizione ai confini della Somalia, un capo tribù si gettò in mezzo alla strada in cerca di aiuto. Un cucciolo di elefante era rimasto imprigionato in una palude e stava morendo disidratato. Chiamai l’assistenza per radio, imbracammo l’elefante e lo legammo alle Delta Martini, mia e di Recalde. Ci vollero quattro ore per estrarlo dalla palude, ma alla fine riuscimmo a salvargli la vita. L’episodio probabilmente portò decisamente fortuna, perché ottenni la vittoria al Rally Safari per due anni consecutivi».