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Muore nel lancio con la tuta alare in Agordino, sbatte sulle rocce e precipita

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Muore nel lancio con la tuta alare in Agordino, sbatte sulle rocce e precipita

Si lancia con la tuta alare dal Castello delle Nevere ma non atterrerà mai al rifugio Capanna Trieste dove era previsto il suo arrivo.

Ludovico Vanoli, 41 anni di Montichiari in provincia di Brescia (e residente a Trento) è morto nell’ennesimo salto nel vuoto, precipitato: il base jumper, che dello sport a vela e dello sci d’acqua ha fatto la sua professione in Lombardia, si presume abbia urtato contro uno sperone di roccia e che sia finito giù senza più controllo della sua wingswit, senza avere il tempo di aprire la vela.

Un volo a filo radente su quegli spuntoni di roccia alle spalle della Moiazza, pareti verticali e canyon da inforcate in volo, boschi da sorvolare come aquile o come Batman: pochi momenti per pensare, velocità a mille, adrenalina dai pori, Go Pro che filmano panorami da regalare sui real di Instagram a followers e appassionati.

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«Che cosa bella la vita», commentava condividendo orizzonti inarrivabili ai più. E quanti ne ha girati Vanoli, in questi suoi viaggi sulle note di Houdini di Eminem.

«Castello delle Nevere: 4 ore in salita e 60 secondi in discesa» scriveva il base jumper in una precedente impresa in tuta alare di diverse settimane fa: quella di ieri infatti non era la sua “prima” nella località agordina. «Il missiletto che sceglie la left line, la faccia appena inizi dice tutto» lo incalzava all’epoca un amico, nei commenti. E lui rispondeva: «E’ la faccia di chi ha pensato, se parto bene vado a sinistra, sono partito bene, e allora sotto!!!».

Chissà se anche il 9 agosto Vanoli ha cercato di prendere la sinistra. Forse è passato troppo a ridosso delle rocce: si è lanciato con un gruppo di base jumper, ma giù, al Capanna Trieste non è mai arrivato.

Intorno alle 11 la Centrale del 118 è stata attivata dai compagni che ne avevano perse le tracce dopo la partenza dal Castello delle Nevere, alle spalle della Moiazza. L’elicottero del Suem di Pieve è volato su, dove si trovava il gruppo di lanciatori, e ha effettuato delle ricognizioni, ma senza esito in un primo momento. Ricognizioni che lasciavano pensare a qualche speranza. Poi gli uomini del soccorso alpino hanno deciso di sfruttare le tracce utilizzate dagli altri base jumper che stavano con lui, per capire se e dove potesse essere finito.

Quindi l’elicottero dell’Air service center, convenzionato con il Soccorso alpino Dolomiti Bellunesi, ha imbarcato tre soccorritori di Agordo e ha sorvolato l’area seguendo la probabile rotta del basejumper.

Verso le 13.30 l’equipe è riuscito a individuare il corpo senza vita del 41enne, un centinaio di metri dietro la Forcella della Cima dei Tre, versante nord. Dalle prime ricostruzioni si ritiene che l’uomo sia precipitato dopo aver impattato su uno sperone roccioso. Del caso si stanno occupando i carabinieri di Agordo per le formalità.

L’elicottero ha dunque sbarcato la squadra sul posto, affiancata dal tecnico di elisoccorso e dall’equipe medica di Falco: purtroppo non s’è potuto che constatare il decesso del 41enne. La salma è stata ricomposta e recuperata con un verricello, per il trasporto a Capanna Trieste dove è stata affidata al carro funebre. Lascia la famiglia e una attività imprenditoriale a Milano e Brescia: parchi per gli amanti di sci d’acqua e di volo. “Wakeparadise”, davvero un Eden.

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